Di recente allestimento, il Museo devozionale della Basilica di San Michele Arcangelo raccoglie testimonianze che pellegrini illustri e gente comune nel corso dei secoli hanno lasciato come pegno di devozione.
Le suppellettili liturgiche, gli argenti, i paramenti costituiscono il nucleo superstite di un sontuoso Tesoro, di cui imperatori, papi, vescovi e re hanno dotato nei secoli la Basilica; ciò che rimane di una storia di donazioni e spoliazioni culminata, nel febbraio 1799, con il sacco dei Francesi che portarono via ventiquattro muli carichi di argento, oro e gioie.
L’altra parte del patrimonio dell’Arcangelo, il tesoro votivo, è costituito da doni meno preziosi ma altrettanto significativi per la storia del Santuario: ex voto in lamina d’argento, tavolette votive dipinte con la scena del miracolo, icona, ceri, statue dell’Arcangelo di devozione domestica, oggetti d’uso quotidiano, ornamenti preziosi offerti per grazia ricevuta.
Nel tempo a questi oggetti si sono aggiunte collezioni di singoli privati che attraverso il loro dono, volevano esprimere la propria devozione: la collezione archeologica, la collezione numismatica, la raccolta dei vasi di maiolica.
Visitare il Museo significa compiere un viaggio alle radici del culto micaelico: dalla splendida icona di rame, dono votivo di due pellegrini normanni, alle piccole pietre estratte dalla sacra cava con l’effige di San Michele che si appendevano con una catenina al collo dei bambini per preservarli dal male; dalla vacca in metallo dorato, offerta da un ignoto contadino garganico grato al suo patrono per avergli conservato un bene prezioso, all’abito di San Michele indossato per voto da un bambino guarito da chissà quale malattia; dal secchiello d’argento usato per grande lampada votiva settecentesca, opera di argentieri napoletani, alla bellissima susta dono di una sposa garganica, tutto parla della fede incondizionata in San Michele, principe delle milizie celesti, ma anche vigile protettore e consolatore del singolo devoto.