Nei dintorni della Abbazia sono sparse le celle o eremi, talvolta anche a una certa distanza e alcuni anche su luoghi inaccessibili. Spesso gli eremiti non potevano accedere alla loro cella se non per mezzo di scale o corde legate a carrucola.
Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni di questi eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria e al lavoro collettivo; inoltre i vari eremi sono collegati da una rete viaria di sentieri e scalinate, nonché da una vera e propria “rete idrica” di canali scavati nella roccia per convogliare le acque in cisterne, terrazzamenti e singole celle.
Non sappiamo con esattezza, al livello attuale degli studi, in quale periodo gli eremi fossero abitati: possiamo supporre che lo fossero presumibilmente già dai primi insediamenti daunici nella regione, e affermare che furono abbandonati non prima dell’era moderna, considerati i deliziosi affreschi che adornano alcune celle, ancora oggi visibili.
Questi eremi, proprio perché meno visibili, sono il cuore più intimo di Pulsano, e il silenzio e il mistero che li avvolgono fanno da contrappunto alla trasbordante ricchezza di vicende storiche che ha caratterizzato la vicina abbazia. Il monastero e gli eremi di Pulsano manifestano nel modo più concreto, nei ricchi fregi dell'abbazia e nella nuda roccia degli eremi, la complementarietà che deve sempre esserci fra vita attiva e vita contemplativa, secondo la più autentica tradizione monastica.