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L’età moderna

In epoche più vicine, oltre a segnalare nel 1656 quella che concordemente viene chiamata la "Quarta Apparizione" dell'Arcangelo all'Arcivescovo lucchese Alfonso Puccinelli, in seguito alla quale la Città e tutto il territorio sipontino furono liberati dalla peste, grazie alle pietre scheggiate dalla sacra Grotta, si deve notare l'ampliamento della Città arcangelica che diviene praticamente il più importante centro del Gargano ed i numerosi e continui arrivi di pellegrini e di visitatori illustri e sconosciuti.

Il piazzale antistante l'ingresso della basilica, che nel corso dei secoli fu affollato di edifici, prese il nome di "atrio della colonna", per la presenza di una colonna sormontata da una statua dell'Arcangelo, rimossa in occasione della risistemazione del piazzale, avvenuto nel 1865 su progetto dell'ingegner Giovanni Faiella di Foggia. In questa occasione nacque la facciata a due arcate, di cui la sinistra è una ripresa in stile di quella originaria.

L'antica facciata della basilica e l'atrio della colonna sono documentati in un'acquaforte della fine del Settecento, tratto dal Voyage pittoresque dell'abate di Saint-Non. Il piazzale, ingombro di costruzioni, è animato dalla vivace presenza delle bancarelle dei mercati e dei sammecalére nel giorno della festa dell'Arcangelo. Nel Museo Lapidario è conservato un San Michele Arcangelo, opera tardo trecentesca di scultore meridionale, rinvenuta sulla tettoia della facciata. Fonti locali la identificano con la statua presente nella nicchia della facciata di età angioina.

 Tra la fine del XVI secolo e la prima metà del successivo, l'arcivescovo Domenico ginnasio (1586-1607) fece scavare il fondo della Grotta nell'intento di creare un più ampio presbiterio, consono alla solennità delle messe pontificali. Nei primi decenni del Seicento lo stesso prelato recintò con lastre di rame il ".. sasso della sagrata grotta in forma d'Altare sopra del quale furono trovate due vestigie seu pedate, come di fanciullo impresse nella neve..."

 

 

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